Ma che sapeva Fausto…
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Il romanzo trae spunto dalla questione istriana e dal contesto dei massacri nelle foibe ai danni di militari e civili autoctoni della Venezia Giulia, che comportò l’emigrazione forzata della maggioranza di cittadini di etnia e di lingua italiana, residenti nel territorio di Pola. Tra gli emigrati istriani, del decennio 1945-1955, ci furono anche i coniugi Alberti, con i loro figlioletti Fausto e Stefania. Destinazione: San Vito dei Normanni. Fausto il protagonista, miracolosamente scampato al crollo dell’abitazione, rimasto orfano, viene adottato da una laboriosa famiglia di contadini. L’orfanello, pur ben disposto verso lo studio, viene costretto ad aiutare la famiglia adottiva nei lavori agricoli stagionali. Deve subire anche i metodi burberi, affatto educativi di Michele, padre adottivo, simile al padre padrone di Gavino Ledda. Ma il pensiero costante della protezione materna lo sprona a sopportare tutto e a sperare in un futuro migliore. Difficile si rivela il suo inserimento, prima nel mondo scolastico e poi nell’ambiente sociale, attardato da ataviche resistenze storico-culturali e economiche.